“Nei Paesi ricchi il consumo consiste in persone che spendono soldi che non hanno, per comprare beni che non vogliono, per impressionare persone che non amano.” (Joachim Spangenberg)
Ritorna la rubrica di strada di Bobos e ritornano, dopo il decoro dei segnali stradali, anche gli argomenti più impegnati. Nel 4° episodio vediamo come il “consumismo” è stato, negli anni, criticato da alcuni writers più famosi del mondo e da qualche new entry.
Principale esponente della corrente contro il consumismo è uno degli street artist arrivati al successo di recente: il suo nome, impresso su alcune delle vetrine dei negozi delle griffe più importanti al mondo, è Kidult.
Lo street artist francesce, munito di estintore che spara colore al posto della comune schiuma anticendio, si diverte a colpire i grandi colossi del mondo fashion per fare, a modo suo, una critica a questo mercato plurimilionario. Ne hanno fatto le spese le vetrine di Supreme, Marc Jacobs, Christian Louboutin, Hermes, Colette, Kenzo, Louis Vuitton e molti altri.
Curiosa è la vicenda che ruota intorno all’ “attacco” alla boutique newyorkese di Marc Jacobs, sfociato in un vero e proprio botta e risposta tra la griffe e l’artista. Andiamo per ordine, il primo a muoversi è stato Kidult che, munito di estintore, ha impresso la scritta “ART” sulla facciata del negozio, come accusa di mercificazione dell’arte.
Non si è fatta attendere la controffensiva del brand, che, poche ore dopo, con un tweet risponde allo street artist mettendo in vendita una tshirt, all’irriverente cifra di 689 dollari, con impressa la fotografia della facciata imbrattata e la scritta “Art by Art Jacob$” rispedendo in questo modo al mittente la critica di voler lucrare sulla street art. Ultimo capitolo di questa vicenda la firma l’artista che mette in vendita alla cifra di 6,89 dollari una tshirt che ritrae se stesso mentre sta imbrattando la vetrina e la scritta “Not Art by Kidult”, un tentativo ormai vano di rimediare ad una figuraccia.
Nel Regno Unito è giunto alla ribalta un movimento di subvertising (subvert + advertising) chiamato “Brandalism”. Cardini del movimento sono la critica alla pubblicità consumistica e ai falsi bisogni che esse creano. Oltre 25 street artist da tutto il mondo hanno aderito al movimento e in perfetto stile “guerrilla marketing” hanno bonificato decine di cartelloni pubblicitari veicolando il messaggio della campagna contro il consumismo.
Prima di proporvi una gallery completa con tutti i graffiti più curiosi sull’argomento, facciamo una tappa obbligata dal “solito” Banksy e andando a pescare nel suo vastissimo repertorio vi proponiamo queste cinque eloquenti opere.