Travel notes: Nella città rosa…

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La prima immagine che ho di Jaipur è una scimmia al lato della strada alla periferia della città. Un grandissimo sorriso mi illumina e ho l’istinto di gridare “poons!” ( che è l’equivalente kashmiro di scimmia), ma la donna al mio fianco sull’autobus dorme e comunque non capirebbe quello che sto dicendo.
Una piccola guesthouse con giardino, gestita da una famiglia, sarà la mia casa durante il mio soggiorno qui. Il motivo principale del mio trovarmi a Jaipur è il Literature Festival, un evento internazionale di cinque giorni di letteratura, appunto, arte, cinema e politica.È il mio primo mattino, faccio colazione con Aloo Paratha -una specie di piadina con patate- e chai mentre gli alberi intorno a me sono pieni di scoiattoli e uccelli di tutti i tipi. / My first impression of Jaipur is a monkey on the side of the road; a big smile illuminates me and I have the instict of screaming “Pooons!” ( that means monkey in kashmiri), but the woman next to me is sleeping and she would not understand me anyways. A small family guesthouse with garden will be my new home for the next days. The main reason of my staying in Jaipur is the Literature Festival, a five days event about literature, art, cinema and politics. On my first morning I have breakfast with Aloo Paratha and chai while the tree that surround me are full of noisy squirrels ans birds.

Jaipur, come molte altre città indiane, sembra uno zoo: nel tragitto fino a Diggi Palace, dove si svolge il festival, avvisto pavoni, cammelli, elefanti, scimmie, capre, cinghiali. L’evento inizia tutte le mattine con dei canti ed inni ed io mi godo un magnifico concerto di un’artista del Buthan, Sonam Dorji. E tra le conferenze quella che mi colpisce di più è la presentazione del nuovo libro di Diana Eck “India Sacred Geography” e le discussioni che ne nascono; uno degli interlocutori, David Shulman, racconta una storia che mi lascia senza fiato e che fa all’incirca così: c’era una volta un uomo povero che viveva in un villaggio e che avrebbe tanto voluto costruire un tempio per onorare gli Dei. Nella vicina città un altro uomo molto ricco decise che avrebbe costruito il più bel tempio che fosse mai esistito. / Jaipur, like most indian cities, is like an oper air zoo: on my way to Diggi Palace, where the festival takes place, I see peacocks, camels, elephants, monkeys, goats, wild pigs. The event starts every morning with chants and hyms and I see a great concert by a bhutanese artist, Sonam Donji. The speech I liked the most was the presentation of the new book by Diana Eck “India Sacred Geography” and the dialogues there were born from it. One of the speakers, David Shulman, told a story that took my breath away and that goes, more or less, so: Once upon a time there was a poor village man that wanted to build a temple for the Gods. In another village there was another man, but rich, that also decided the same.

I due si sfidarono ma il primo non aveva i mezzi materiali per competere; allora si mise a meditare e allo scadere della scommessa invitò il re all’inaugurazione del suo tempio. Il re rimase molto incuriosito dall’invito del pover’uomo perché nessuno lo aveva visto lavorare o costruire alcunché. Andò al villaggio e si presentò davanti all’uomo. “Dov’è il tempio?” chiese, e l’uomo rispose che era nella sua mente: visto che non aveva le possibilità materiali per crearlo si era impegnato per tutto quel tempo a creare il tempio più bello che fosse mai esistito nella sua mente, curandone tutti i dettagli, dandogli tutto il suo amore. E fu così che il più bel tempio venne dichiarato il tempio immaginario… La serata si concluse con dei musicisti tradizionali del Rajastan con i baffi neri e lunghi tutti arricciati. / The two challenged each other but the first did not have the possibilities to compete; so he sitted and started meditating and by the end of the challenge he invited the king to the inauguration of his temple. The king was very curious about it because noone ever saw the poor man working or building. So he went to the village and asked the man “where is the temple?” And the man answered that it was in his mind:he did not have the material possibilities to build it but he put all his effort and all that time for creating the most beautiful temple with his imagination, taking care of all details, giving it al his love. And so it happened that the most beautiful temple was an imaginary temple.The night ended with Rajastani traditional musicians with long dark and curly moustaches.

C’è un tempio, su una piccola collina, dedicato al Dio Sole ma che tutti conoscono come il Tempio delle Scimmie. Le mie guide sono due ragazzini che, armati di noccioline, mi accompagnano tra i branchi di scimmie, mi indicano quali posso accarezzare e quali sono aggressive. Hanno tutte gli occhi verde smeraldo e si fanno tranquillamente i fatti loro, mangiando e togliendosi i pidocchi a vicenda. Il Dio Sole, piccolino e dorato, se ne sta su un trono sproporzionatamente grande ed ornato di pesanti e sfarzosi drappi. Fa tenerezza. Ascolto le litanie dei fedeli facendo volare un aquilone con i bambini. Da lassù si vede tutta la città. / There is a temple, up on an hill, dedicated to the God of Sun but that everybody knows as Monkey Temple. My guides are two young boys that take me to the monkeys and tell me which I can touch and which I have to fear, The monkeys have all emerald green eyes and they peacefully mind their own business, esting or cleaning one another.The God of Sun, small and gold, is sitting on a exagerately big throne fully decorated with rich fabrics. He looks very sweet.I listen to the chants while making a kite fly with the boys. From here I can see all the city.

Girovago tra le vie della parte vecchia, quella rosa -così è detta Jaipur viste le sue costruzioni tutte pallide e pastello- che sono minuscole e puzzolenti e nelle quali le probabilità di essere investiti da mezzi vari è piuttosto alta. Ma ne vale la pena per riuscire a vedere tantissimi santuari scavati in alberi dalle forme contorte e disperate, templi agghindati da collane di fiori e antri in cui servono buonissimo chai. Sono ad un certo punto capitata in un tempio di Krishna e, tra un te ed un altro, ascolto il prete che mi racconta delle tradizioni induiste e della sua vita e di come la sua famiglia sia vissuta in quello stesso posto per generazioni. E li imparo che Krishna a colazione beve il latte mentre a pranzo e cena: dal, chapati e dolcetti. / I walk around the streets of the old town, the pink one – so it is called for the colors of the buildings-, streets that are small and smell quite bad and where the possibilities of being killed by a car or a bike are very high. But it is worth it because I can see so many shrines escavated in twisted trees, temples fully decorated with flower necklaces and small places where they make an amazing chai. After a while I arrive to a Krishna temple and there, in between chais, I listen to the story of the priest, about induism, and the fact that his family lives there since many generations. And there I learn that Krishna has breakfast with milk and eats, for lunch and dinner,dal, chapati and sweets.

L’Hawa Mahal, il palazzo del vento, li accanto, è una bellezza dalle cui finestrelle le mogli del re si affacciavano per vedere il mondo esterno senza mai essere viste. Il mio ultimo giorno a Jaipur lo trascorro al forte di Amber -passando per il Jal Mahal, un palazzo alla deriva in mezzo ad un lago, -un posto grandissimo, pieno di stanze vuote in cui perdersi, un vecchi tunnel che pullula di pipistrelli ed una sala decorata da piccoli specchi iridescenti.
E in quest’ultimo giorno mi accorgo che la mia testa comincia a ciondolare allegramente quando parlo, quando annuisco e quando dico di no. Proprio come gli indiani… / The Hawa Mahal, the wind palace, is not far from there and it is a beauty from whose littlr windows the wifes of the king could see the outside world without being seen. My last day in Jaipur I spend it at the Amber Fort – passing by the Jal Mahal, a palace lost in the middle of a lake-, a huge place full of empty rooms where I can get lost, an old tunnel full of bats and a room fully decorated with shining little mirrors. And in this last day I realize that my head starts moving in a funny way when I talk, say Yes or No… Just like indians…

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