Telling Stories | Un valzer

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Aveva un fucile, Gabi Sciancar, ma non l’aveva mai usato. Lo trattava con rispetto, come si trattano quegli oggetti magici che un po’ si temono. Eppure se lo portava sempre appresso.

La spalla destra era cadente sotto il peso della pesante arma e l’andatura di Sciancar era abitualmente claudicante. Le rare volte che non aveva avuto il fucile con sé, aveva comunque camminato claudicante.

Viveva in una sterminata casa in una grande distesa di terra impossibile da coltivare. Piena di sassi ed ossa di animali.

In bocca sentiva sempre un vago sapore dolciastro ed era convinto che sarebbe stato il diabete ad ucciderlo. Aveva deciso di non fare niente per impedirlo;  non era nemmeno certo di averlo sul serio, il diabete.

Aveva quarant’anni e nessun capello bianco. I baffi lo erano completamente; faceva uno strano effetto. Lui e il suo fucile, insieme, facevano uno strano effetto.

La radio era la cosa che Gabi Sciancar amava di più. Il giorno più bello della sua vita fu quando la collegò per la prima volta e, in quel preciso istante, capitò che suonasse un valzer. Sciancar posò a terra il fucile e si mise a ballare.

Era solo in casa, era sempre solo in casa.

Se qualcuno mai gli avesse chiesto di scegliere tra il fucile e la radio, Sciancar non sarebbe stato il grado di rispondere: per lui la radio non aveva lo stesso valore sacro dell’arma ma era la sua compagna; sarebbe sopravvissuto senza di lei, ma avrebbe preferito non abbandonarla mai. E il fucile, beh, quello non è che non volesse, è che non poteva; non sapeva andare oltre nella spiegazione, aveva quello strano potere su di lui.

Un giorno arrivò una tigre,- attirata dalla musica- pensò Sciancar.

Se la trovò in casa, fiera affamata.

Aveva un solo proiettile, il fucile di Gabi Sciancar. Fu destinato alla radio. Il silenzio arrivò molto tempo dopo.

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