Turkey Shots: Istanbul

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Il primo incontro è con l’aria bollente, umida e pesante che dal Bosforo abbraccia tutta la città. Il secondo è con piazza Taksim, rabbiosa, urlante, affollata e sempre sveglia, fino quasi alle 4 di notte.

Il terzo è con il canto del muezzin che cinque volte al giorno ti accompagna ogni volta per scandire la posizione del sole, dalle 5 di mattina.

Il quarto è con gli sguardi, curiosi, perplessi, malinconici, violentati, furbi, innocenti.

Probabilmente di incontri ce ne vorrebbero almeno cento prima di capire veramente Istanbul, una città talmente slegata nella sua linea architettonica e culturale, da apparire come una bolla pronta per esplodere, tra Europa e Asia. Istanbul guarda avanti e costruisce grandi magazzini e centri commerciali, ma rimane comunque ben salda alla sua anima asiatica, all’Islam e alla tradizione.

Se si seguono gli itinerari turistici delle guide, ci si perde nel marasma della gente, fino a venire quasi inghiottiti dalle code infinite sotto un sole che brucia e a fianco di persone a cui non importa poi tanto lo spazio vitale. Se si visita l’Aya Sofia si rischia di rimanere travolti dai selfie di persone in shorts e canotta. Se si visita la moschea Yeni Camii invece, ci si deve togliere le scarpe, entrare con il velo in testa e godersi il momento di silenzio perdendosi tra la bellezza delle maioliche.

Se si vuole capire l’intimità della fede, il cimitero di Eyup è quasi meglio di un parco cittadino, per la pace, il profondo rispetto e il silenzio. Dalla collina su cui sorge, la metropoli si mostra alludendo fortemente al suo indirizzo europeo.

Se si vogliono osservare i momenti in famiglia, il parco delle Mura di Teodosio sarà quasi sempre deserto di turisti, ma pieno di famiglie che fanno pic nic, giocano con i bambini rincorrendosi e facendo foto.

Se si vogliono vedere i mercati, il Gran Bazar rischierà di essere l’ennesima costruzione di un luogo che c’è da secoli, ma ormai non c’è più. Il Bazar delle Spezie (Misir Carsisi) è ancora ricco di colori, sguardi e angoli in cui perdersi.

Per un passo in avanti di almeno 20 anni, l’Istanbul Modern è uno dei musei di arte contemporanea più all’avanguardia in Europa, ma è anche un luogo dove capire veramente la Turchia di oggi, con tutte le sue contraddizioni sociali.

Per il resto, è vivamente consigliato perdersi per le strade della città, magari arrivando anche in ristoranti in cui il menu è solo in turco perché nessuno straniero passa mai di lì, non capendo in realtà che cosa mangerai, ma soprattutto quando arriverà l’incognita che hai ordinato, perché a tavola vige la regola del “non c’è fretta”.

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