Al di sopra di tutto: Chagall a Milano

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Quello che vediamo sono mucche e violini e galli, quello che ci ricordiamo di Chagall è un sogno danzante  di immagini e colori, quello che ci rimane è un sospiro dalla vita, una fuga felice dalla realtà. Chagall è come ascoltare Le Quattro Stagioni di Vivaldi, a tutto volume. Quello che non sempre vediamo invece è l’artista centenario che attraversa il secolo più sconvolgente per l’arte, lo assorbe sino all’ultimo respiro e ne manifesta le sfaccettature e il cambiamento più profondo attraverso i suoi quadri. Arriva in Italia, al Palazzo Reale di Milano, la più importante retrospettiva su Chagall realizzata negli ultimi 50 anni, che raccoglie 220 opere provenienti dai più importati musei internazionali – come il MoMa e il Metropolitan Museum di New York, la National Gallery di Washington DC, il Museo nazionale russo di San Pietroburgo, il Pompidou di Parigi – e da oltre 50 collezioni pubbliche e private di tutto il mondo. Una retrospettiva che ha avvio dal ritrovamento, qualche tempo fa nell’archivio di Marc e Ida Chagall a Parigi, di una copia di memorie – successiva alla prima biografia Ma Vie risalente al 1922-1923 – dattiloscritta eseguita nel 1977-1978 da Alelsandr Evovic Obolenskij sui manoscritti autografi del pittore.

L’artista bielorusso naturalizzato francese preferiva la compagnia dei poeti a quella dei pittori, ed era solito dare voce alle sue emozioni anche attraverso le parole: sono proprio queste che ci aiutano oggi a comprendere a fondo il significato delle sue mucche rosse, dei suoi ebrei erranti in volo, di tutta quella simbologia figurativa e coloristica strettamente legata alla sua cultura ebraica. “Fuori il cielo ci chiama” raccontava Belle, la sua amata, e ci trasmette attraverso due semplicissime parole quell’essenza solida ed effimera insieme dell’essere umano, quella pura felicità e leggerezza dell’amore di cui i quadri di Chagall sono pregni. Sono pochi gli artisti che riescono a raccontare un intero secolo di cambiamento artistico in tutte le sue contraddizioni, pienezze e fallimenti, Chagall è certamente il solo che riesce a mantenere la capacità rara di credere e sperare, al di sopra di tutto, di guerre e lutti, nei valori supremi dell’amore e della poesia.

 

 

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