Terra dei contrasti, terra degli estremi. L’Islanda è uno dei Paesi al mondo dove la natura ancora si esprime nel suo stato più selvaggio, non badando a contenersi per farsi domare dall’uomo. È una terra dura, che offre a chi sa resisterle alcuni tra gli scenari più belli al mondo, come il Parco Nazionale di Pingvellir, dove la zolla nordamericana e quella euro-asiatica affiorano in superficie e si sfiorano, seguendo la linea vuota della faglia di Almannagjá. Esplosioni continue si alternano a scenari di una quiete difficilmente riscontrabile in altri luoghi al mondo, le sorgenti di acqua bollente Geysir e l’area vulcanica di Krafla, si alternano al silenzio e alla tranquillità dei villaggi di pescatori della penisola di Snæfellsness e all’armonia impetuosa delle cascate di Skógafoss.
La rigidità di questa terra ha fatto sì che le popolazioni si adattassero alle difficoltà della vita quotidiana, non buttando via nulla di ciò che era disponibile. Anche in cucina la tendenza è infatti quella di utilizzare tutti gli ingredienti a disposizione, spesso inusuali, per insaporire ogni piatto tendenzialmente molto semplice, ma dal sapore forte. La cucina islandese si basa sull’utilizzo di crostacei, pesce e carne d’agnello accompagnati da qualche verdura e da spezie. Uno dei piatti tradizionali della cucina islandese è il Blodmor, un sanguinaccio fatto con carne d’agnello, farina di segale, farina d’avena, rognone e stomaco di pecora, infine ovviamente, il sangue di pecora. Sembra un film horror, ma non lo è, infatti in autunno in Islanda nei supermercati sono in vendita veri e propri kit per preparare questo antichissimo piatto della tradizione nordica. Lo stomaco viene utilizzato come budello per contenere il ripieno, fatto con sangue, acqua, farina. Spesso viene inserita anche l’uvetta e il muschio islandese. Viene servito con patate bollite o con puré, o ancora può essere fritto spolverato con zucchero.
Italia:
Il sanguinaccio in Italia ha una lunga tradizione con varianti che si caratterizzano di regione in regione. Un tempo era un piatto decisamente diffuso, data la semplicità e il sapore forte e sostanzioso degli ingredienti. Oggi il sanguinaccio fa sempre meno parte della dieta quotidiana, ma caratterizza ancora fortemente le cucine territoriali di Piemonte, Friuli, Lombardia, Basilicata, Puglia, Sicilia, Campania e Calabria. In particolare nell’Alta Val Camonica il sanguinaccio è fatto con carne di maiale insaccata e sangue, viene bollito in maniera simile al cotechino e servito con patate lesse o puré. Nelle regioni del sud Italia invece, viene spesso preparata la variante dolce, con cioccolato, pinoli, uvetta, biscotti secchi, scorze d’arancio.