Fondazione Prada: un respiro che parla più forte.

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Non so voi, ma io lo stavo aspettando come si aspetta il Natale. Il giorno dell’inaugurazione della nuova sede di Fondazione Prada. Per tutti: il nuovo colosso dell’arte italiana, il nuovo fiore all’occhiello della super-ero coppia Prada-Bertelli, lo specchio di una Milano che rinasce in periferia. Per tutti, anche: l’ultimo, spettacolare, progetto architettonico del grande maestro dell’architettura minimale che questa volta ha deciso di mostrare al mondo il suo minimalismo su una superficie, meno minima, di 18.900 metri quadrati, appartenuti precedentemente ad un ex distilleria. Rem Koolhaas con il suo studio Oma questa volta ha fatto le cose davvero in grande per la nuova sede milanese della Fondazione di Largo Isarco, dando vita ad un multi spazio dove non sai da che parte iniziare a visitare: percorsi tematici, mostre, spazi per bambini, molto entertainment, una biblioteca aperta giorno e notte e un bar speciale.

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Per me: finalmente, un sospiro, una speranza di quel qualcosa nella cultura italiana che ancora funziona. Non ne esistono molte di realtà come Fondazione Prada nel mondo. In italia, nessuna. Quello che hanno creato con Rem Koolhaas, la matita, e Germano Celant, la mente curatoriale non è un dialogo ma una sifonia di confronti, più che di contrasti: “vecchio e nuovo – commenta l’architetto – povero e ricco, classico e contemporaneo, bello e brutto: per troppo tempo si è voluto giocare tutto sulla contrapposizione, anche in architettura”. Invece? “Invece abbiamo cercato di fare coesistere le differenze nel modo più equilibrato possibile”.

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Il risultato è una sinfonia di ambienti e discorsi artistici che creano ponti temporali che non immaginavi, che creano amicizie estetiche di gusto assolutamente nuovo e sorprendente. Quello che vi aspetta è il Bar Luce nato dalla creatività di Wes Anderson che dialoga con il Podium, il piccolo gioiello di Koolhaas, un parallelepipedo costruito con la luminosissima schiuma di alluminio, dove verranno ospitate le mostre temporanee. Poi c’è la Haunted House, una palazzina di quattro piani ricoperta in foglia d’oro, contenente la meravigliosa collezione di Madame Prada affiancata da In Part, la mostra curata da Nicholas Cullinan, che riflette sul tema del corpo come frammento. Cè anche il cinema, che ospita una rassegna dedicata a Roman Polanski con 22 film tra sue pellicole e documentari, e una biblioteca aperna giorno e notte.

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Il contenuto artistico è, ormai lo immaginerete, di altrettanto livello e si snoda su estetiche artistiche che nella contemporaneità convivono fra loro: dagli abiti del brand alle molteplici opere nate dal mecenatismo della signora Prada. Solo in Fondazione potrete trovare pezzi di un’arte che l’Italia non ancora conosce: il grande deposito con le auto di Sarah Lucas, Turn into me di Nathalie Djurberg contrapposto alla ricostruzione di uno studiolo quattrocentesco, l’inquietante Love lost di Damien Hirst idealmente messo a confronto con la Battaglia di Lucio Fontana.

Un vero respiro, che parla più forte, di quello che tutti su pezzi di carta possono raccontare.

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