I magnifici fallimenti di Oliviero Toscani

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Più di 50 anni di magnifici fallimenti. È così che la galleria Whitelight Art di Milano intitola la mostra dedicata a Oliviero Toscani, curata da Nicolas Ballario e in corso fino al 28 aprile. Si parla di fallimenti perché è proprio Oliviero Toscani a definirli come tali e solo per questo, come ricorda Nicolas nel giocoso e ricco testo di presentazione della mostra, si può provare a crederci.

Credo che ciascuno di noi abbia in mente almeno uno scatto di Oliviero Toscani che lo abbia colpito, turbato, quasi come uno schiaffo in viso: il mio è No-Anorexia, la fotografia scattata nel 2007 simbolo della campagna del brand Nolita per sensibilizzare sul tema dell’anoressia in maniera allo stesso tempo eclatante, provocatoria e tragica. Una fotografia che è un grido di denuncia, capace di mettere a nudo, in tutti i sensi, uno dei temi tabù della nostra società.

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No-Anorexia è presente in mostra insieme a tante altre opere del fotografo che permettono di ripercorrere la sua potente carriera artistica, iniziata più di 50 anni fa. Figlio d’arte del fotoreporter del Corriere della Sera Fedele Toscani, Oliviero sogna di diventare fotografo e studia a Zurigo nella Kunstgewerbeschule, a quel tempo sotto la direzione di Johannes Itten, una delle più imponenti personalità del Bauhaus. Si diploma nel 1965 e, a partire da quel momento, la carriera di Toscani inizia in crescendo: risale ai primi anni Settanta il suo trasferimento a New York, dove frequenta la factory di Andy Warhol e dove si fidanza con la modella Donna Jordan. È proprio suo il “lato B” che nel 1973 indossa un paio di shorts di jeans marcati Jesus con la scritta “Chi mi ama, mi segua”, cui Toscani dedica un primissimo, e notissimo, piano. La fama mondiale arriva in fretta e Toscani inizia a collaborare con le più importanti riviste di moda. I suoi scatti sono richiesti da Vogue, Elle, GQ, Harper’s Bazaar e non solo; non mancano infatti le collaborazioni con brand, tra i quali possiamo ricordare nomi come Valentino, Chanel, Missoni, Fiorucci. Fino ad arrivare agli anni Ottanta, precisamente al 1982, una data simbolo che potremmo quasi identificare come l’inizio di una nuova era: l’incontro con Benetton.

 

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Difficile dimenticare i suoi celebri scatti, capaci di trasformare la pubblicità in uno strumento di denuncia: razzismo, AIDS, religione, violenza, sesso, morte… non ci sono abiti o maglioni, la realtà diventa l’unica protagonista. Tra gli scatti più famosi si incontrano in mostra il Bacio tra prete e suora del 1991 e i Tre cuori White/Black/Yellow del 1996.

 

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Il 2007 è una data da ricordare non solo per No-Anorexia: da allora, Toscani porta avanti il suo progetto Razza Umana, con cui ha immortalato in giro per il mondo decine di migliaia di persone; la galleria stessa ne è stata teatro il 15 febbraio scorso, quando Oliviero Toscani ha scattato i ritratti di 40 persone.

Per quanto lo abbia affermato Toscani stesso, sembra davvero impossibile associare il suo nome al fallimento, anche se magnifico. Per provare a darci una spiegazione mi affido di nuovo alle parole del curatore della mostra, Nicola Ballario: “Non si può che pensare che il fallimento sia per lui una prospettiva, perché sentirsi arrivati significa fermarsi. E lui fermo è impossibile da immaginare”.

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