La cancellatura che crea

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Cancelliamo per correggere un errore. Cancelliamo per provare a rifare, meglio. Cancelliamo per dimenticare, per ricominciare da capo. Se si pensa al verbo “cancellare” la prima immagine che viene in mente è quella di uno sbaglio, di un qualcosa che deve essere occultato e cambiato. Di un gesto che sembra portare con sé una connotazione principalmente negativa. E se invece la cancellatura potesse trasformarsi in qualcosa di positivo, che dona una nuova chiave di lettura al mondo e restituisce linfa vitale a parole e immagini?

È ponendosi questa domanda che inizia la visita alla splendida antologica che la città di Milano dedica a Emilio Isgrò, l’artista e pittore concettuale, poeta, scrittore e drammaturgo, che con la sua opera ha contribuito a innovare il linguaggio artistico del secondo dopoguerra italiano. Innovando il senso stesso della cancellatura: per Emilio Isgrò cancellare diventa una vera e propria filosofia alternativa di visione del mondo, lo strumento in grado di spiegare più cose di quante non dica. Diventa la lingua inconfondibile della sua ricerca artistica e permette di lottare contro il senso comune con cui vengono utilizzate parole e immagini.

 

Emilio Isgrò, Libro Cancellato, 1964

Cancellare diventa un gesto che non occulta, ma spinge l’osservatore a riflettere sul significato più profondo delle cose. Tra le citazioni dell’autore che a grandi lettere colorano le pareti bianche di Palazzo Reale Isgrò ci ricorda: “Non è nella negazione o nella interdizione il potere reale della cancellatura; quanto, piuttosto, nella capacità di aprire le porte del linguaggio fingendo di chiuderle.” Un insieme di concetti che a prima vista può sembrare difficile, ma che Isgrò riesce con acuta maestria a rendere estremamente semplice e fruibile, strappando spesso un sorriso al suo pubblico.

Dichiaro di essere Emilio Isgrò, 2008

La cancellatura si mostra inizialmente con il tema dell’autoritratto, che l’artista realizza in modo del tutto originale negando e, successivamente, affermando la propria identità. Si applica poi a libri, giornali, manifesti, cartine geografiche, all’Enciclopedia Treccani, che per l’artista rappresenta il simbolo di una cultura imbalsamata e nozionistica, e perfino alla Costituzione Italiana, per evidenziare le molte ferite inferte alla Repubblica.

Le parole cancellate non sono leggibili, ma lasciano spazio al loro significato altro e ad alcune parole che non a caso l’artista sceglie di mantenere sulla pagina perché il suo osservatore possa scorgerle. A volte le parole che rimangono formano piccole frasi di senso compiuto, altre volte rimangono visibili solo virgolette e segni di interpunzione, soprattutto virgole. Le stesse virgole che Isgrò chiama “il sale della lingua” e che diventano protagoniste assolute di molte delle opere esposte.

Le virgole, 1966

La dimensione teatrale che caratterizza tutta l’opera di Isgrò trova espressione massima nell’istallazione dedicata a Fryderyk Chopin: 15 pianoforti corredati da 15 particolarissimi spartiti dove una serie di note sparse e dimenticate riescono a descrivere uno Chopin umano, preso dalle piccolezze della vita quotidiana.

Chopin, 1979_1

 

La mostra nelle sale del primo piano nobile di Palazzo Reale si chiude con una sala dedicata ai “censurati”, un ciclo di lavori dedicati ai personaggi come Savonarola, Galileo Galilei, Pico della Mirandola le cui idee, fortemente contrastate nel loro tempo, sono diventate patrimonio del mondo. E dove Isgrò ci mostra ancora una volta con sottile finezza come la cancellatura riesca a convertirsi in un messaggio positivo, in un qualcosa che non distrugge, non occulta, non dimentica. Ma che, al contrario, crea.

Girolamo Savonarola, 2014

Informazioni sulla mostra: Emilio Isgrò è in mostra a Palazzo Reale, Gallerie d’Italia e Casa del Manzoni fino al 25 settembre. Palazzo Reale ospita il numero maggiore di opere. Alle Gallerie d’Italia è possibile vedere il ritratto di Alessandro Manzoni dipinto da Hayez e cancellato. La Casa del Manzoni ospita infine i Promessi Sposi cancellati. Fonte immagini: www.emilioisgro.info

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