L’identità dei popoli passa da un tavolo di McDonald’s

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Tutti pronti per Milano Expo 2015? Forse Milano non è così pronta come si vuol far credere, ma possiamo iniziare dalla grande retrospettiva aperta da meno di un mese alla Triennale di Milano Arts & Food. Tema principe è il tema di questa Expo, ovvero? Cibo, tantissmo cibo. Cosa mangiamo, cosa ci danno e cosa invece dovremmo. Curatore? Germano Celant, per i poco informati più o meno il più rinomato e preparato curatore contemporaneo che gira sul suolo italiano. Nonostante le polemiche non siano da poco, ad esempio uno Sgarbi che senza mezzi termini afferma che “ho chiesto a Cantone di aprire un’inchiesta su Germano Celant per quella schifezza alla Triennale, lì Expo ha speso 7 miliardi ed è una cagata pazzesca”, vi dico la mia: capire come Germano Celant lavora dietro le quinte alla realizzazione di una mostra non è cosa semplice. Probabilmente ha fatto un briefing iniziale che assomigliava più ad un minestrone  di opere d’arte che hanno a che fare con il ciboe non volendo rinunciare a nessuna di queste perchè tutte sono importanti e tutte hanno una loro storia. Poi ha preso il filo conduttore che è uno di quei temi talmente ampi, talmente densi che ci potresti organizzare un corso universitario in merito e che suona più o meno così: “è stato un lavoro ciclopico preparare questa mostra”, ha dichiarato “poiché intorno al cibo si crea l’identità dei popoli e del mondo, quindi parlarne significa fare un salto nella memoria”.

Il risultato è un’esposizione che porta l’inconfondibile firma del curatore e un discorso artistico che in superficie sembra un ammasso informa di opere, ma nel profondo è sostenuto da un dialogo solido e identitario con la nostra storia, e non è cosa da poco, e non è cosa da tutti.

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Ne escono 15 sale dedicate a come è cambiata la cultura del cibo, dai picnic alle sale da pranzo, dai problemi attuali legati all’alimentazione alla pubblicità e quindi l’influenza dei media che impostano uno stile anche culturale, e molte volte sbagliato, nella nostra cultura alimentare. Un flusso interminabile di ingredienti ingigantiti e brand ripetuti come nomi dissacrati. Un promemoria che presenta con ritmi e regolarità cangianti 2mila lavori, tra Depero, Oldenburg, Gupta, Fischli, Roth, Spoerri, Morandi, Schifano.

E un secondo percorso, al piano superiore, intitolato Cucine e ultracorpi, sempre a cura di Celant, questa volta insieme a Silvana Annicchiarico, direttore del Museo del Design, che tratta dell’invasione della vita dell’uomo da parte degli elettrodomestici.

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